I bambini delle favelas

Ho sempre creduto che essere Lion significasse aiutare il prossimo. E non ho mai inteso essere il prossimo solo una persona bisognosa vicina a me. Avevo visto bene, vi racconto perché. Più volte su mille riviste ho letto di bambini orfani, abbandonati, senza il minimo necessario per “vivere”. Non immaginavo però cosa potesse significare “vivere”. Ora lo so.
Sono stato a Lajinha, nel Mina Gerais, una regione del Brasile non molto distante da Rio de Janeiro.
Sono arrivato in questo posto che da noi si direbbe dimenticato da Dio grazie ad una mia paziente, una suora delle Clarisse, alla quale avevo confidato il desiderio di recarmi in un luogo in cui poter offrire la mia opera di medico a chi ne avesse necessità.
A dire il vero avevo già aderito al service lions contro le malattie killer nel Burkina Faso, ma avevo dei giorni liberi dal mio lavoro ad agosto e volevo spenderli per questa causa.
Eccomi così a Lajinha! Qui sono stato accolto da una suora originaria di Barletta che da più di 50 anni vive ormai in Brasile, dedicandosi ai bambini. Suor Rosangela e le altre suore brasiliane, Marlene, Cleusa e Goreth, si occupano di un gruppo di bambini delle favelas.
Sono bambini orfani, abbandonati al triste destino della “rua”, fatto di droga, la colla, di armi, delinquenza. Queste suore cercano per quanto loro possibile di raccogliere questi bambini dalle strade e portarli nella loro “Casa de crença”, dove danno loro da mangiare, li lavano e vestono e soprattutto cercano di impartire loro una educazione che gli permetta di elevare la propria autostima per potersi un domani integrare nella società che altrimenti li emargina. E sì, perché qui in Brasile è forte il contrasto tra ricchezza e povertà e chi non ha mezzi non ha futuro. A Lajinha sono stato quindici giorni in agosto per poi tornarci una settimana in ottobre.
Grazie ai miei amici del New Century Club di Gravina-Altamura ho potuto organizzare un secondo viaggio per portare a questi bambini tutto quello che ho potuto mettere in tre valigie e negli 84 Kg consentiti (erano diventati 105!): medicine, vitamine, saponi, spazzolini e dentifricio, giocattoli colori. E adesso stiamo organizzando un service per poter dare loro una assistenza continuativa.